

I luoghi del romanzo

La strada si snodava in una stretta valle su cui incombeva un massiccio roccioso e giunti sul valico non trovarono nulla. I due si chiedevano se quello era il posto giusto quando dietro una curva apparve la locanda sulla destra, una costruzione bassa a un piano con una grande mansarda sotto il tetto a
spioventi.
Sulla facciata una scritta, Pass Lueg in lettere gotiche, scolorita e quasi illeggibile. Si vedeva che doveva essere disabitata da tempo e sembrava abbandonata.

Sulla sinistra la cappella, quasi immersa nel bosco retrostante, con la facciata stondata verso la strada e un corpo laterale, la sacrestia, con la porta, di fronte sulla destra l’incombente massiccio roccioso che incuteva timore.
“È proprio come ce l’ha descritto la zia.”, fece Radovan guardandosi intorno.

“Guarda più avanti, c’è una scarpata dopo la curva a destra della strada. Vedrai che scaraventa giù la macchina e poi ritorna qui a piedi, sarà quello il momento.”

Meglio farli uscire e poi seppellirli nel bosco, decise. Muovendo la pistola fece segno ai due di allontanare le armi che avevano ai loro piedi e di uscire dalla porta della sagrestia.
Quando furono all’esterno li fece addossare al muro della cappella. Il silenzio era irreale, rotto solo dal vento che fischiava tra i rami degli alberi, il cielo si stava rasserenando e si cominciavano a intravedere degli squarci di sereno. Radovan guardò verso l’alto, verso uno squarcio di cielo azzurro e pensò a Miryam, un’ultima volta.