Rehovot

I luoghi del romanzo

Lo Sieff Institute, ufficialmente un Istituto di Ricerca in Scienze per l’Agricoltura, ma anche sede di attività clandestine come intercettazioni, fabbricazione di esplosivi, costruzione di apparati per lo spionaggio e falsificazione di documenti. Lo Sieff si trovava a Rehovot, una trentina di chilometri da Tel Aviv e il compito principale dell’Unità 106 era quello di decifrare i messaggi via radio fra il Governo di Londra e l’Ufficio dell’Alto Commissario per la Palestina.

Tra le costruzioni ve n’era una più grande, bassa e a forma di U con uno spiazzo lastricato di pietre su cui si affacciava una gradinata a forma di emiciclo. Di giorno serviva da aula scolastica all’aperto e di sera gli abitanti del villaggio vi si riunivano per assistere a qualche spettacolo o per discutere di fatti che riguardavano la comunità. Fu lì che la vide per la prima volta mentre assistevano ad uno spettacolo di canti e balli. Era la ragazza più bella che avesse mai incontrato e rimase come folgorato.

I rapporti nel Kvutzat erano molto informali, addirittura promiscui, una cosa che inizialmente aveva infastidito Radovan ma che adesso gli tornava utile. Le si avvicinò e con un sorriso e le fece, “Shalom, io sono Radovan, tu come ti chiami?”

“Shalom, mi chiamo Miryam.”, rispose lei con un mezzo sorriso. Non le disse altro, le si sedette vicino osservandola insistentemente, deve avere non più di ventidue anni, pensò.

In un ufficio dell’Alto Commissariato, un palazzo nelle vicinanze di Gerusalemme, due uomini in divisa cachi erano chini su un tavolo davanti ad una carta del Mediterraneo centro-orientale. Uno era l’Aiutante dell’Alto Commissario e l’altro l’Ufficiale di collegamento con la RAF, la Forza aerea britannica.

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